Fiori da Algernon

Ma tu lo sai cos’è l’intelligenza?

No che non lo sai, ma credi di saperlo, tutti credono di saperlo. Non è che se una parola esiste nel dizionario e nella bocca della gente, come questa parola “intelligenza” deve esistere per forza nella realtà. Cioè, magari la cosa esiste davvero e tutti ne parlano ma poi alla fine nessuno sa bene cos’è. Tu lo sai cos’è il PIL? O la calma ? Se sei uno veramente bravo puoi anche fregare la gente che hai davanti e buttare lì una definizione da manuale, che sarebbe da dizionario, ma poi riesci davvero a distinguere l’intelligenza dalla furbizia? O il PIL dalla relazione di bilancio? O la calma dalla tristezza?
Nessuno sa che cos’è l’intelligenza, credimi. Anche se hanno inventato un modo per misurarla non significa proprio nulla. Anzi, proprio perché hanno bisogno di misurarla dimostra che neppure tutti quei professoroni sono d’accordo fra di loro, proprio quelli che credono di averne tanta di intelligenza. Quando sulle cose ci capiamo non è che ci mettiamo li a misurale. Le misure le hanno inventate appunto quelli che non si capiscono, e così ,per non picchiarsi ogni volta, hanno messo su questa cosa della misurazione. Si sono messi a misurare i metri, i litri, le vacche e i cammelli e oggi misurano tutto, anche i soldi e gli amici. E adesso vorrebbero misurare anche l’intelligenza. Hanno inventato il QI che sarebbe il “quoziente di intelligenza” e tutti si riempiono la bocca di questo QI: io ho tanto QI,,, te ne hai di meno,.. Einstein ne aveva tantissimo e oggi se non ne hai abbastanza dicono che non ti prendono nelle scuole dei ricchi. A me poi il QI me lo avevano misurato quando sono andato a fare la visita per il militare e mi hanno detto che andava molto bene, ma alla fine che senso aveva? E’ chiaro che quelli là di intelligenza non ne avevano un’idea, e che ci tiravano a caso: hanno detto che andava bene anche il QI di Modotti, quello che veniva a scuola con me, che è uno che capisce la metà di uno che non capisce un cazzo!

Adesso te lo dico io che cos’è l’intelligenza, quella vera, quella che serve per vivere bene, per stare fra altri intelligenti e fare bella figura. E a non passare per uno scemo come Modotti.

L’intelligenza è quella che ci hanno i gatti!

Si, proprio i gatti che stanno in casa con noi, non quelli selvaggi che non si sa bene come ragionano.

E non è intelligenza, quella degli animali buoni e bravi come i cani che ti danno la zampa quando glielo dici e vanno a prenderti il bastone che gli tiri lontano. O quella degli elefanti che si ricordano di te dopo quarant’anni o i cavalli che fanno di conto con gli zoccoli, che poi per me fanno finta perché non è che i cavalli fanno davvero i conti, fanno quello chi gli diciamo noi, e se gli diciamo che due piu due fa quattro loro ti muovono lo zoccolo quattro volte perché sei te che glielo dici anche se non lo sai.

Hai mai provato a dire ad un gatto di contare fino a quattro?

Manco per il cazzo! Neanche a contare fino a uno arrivano i gatti. E non è che non lo fanno perché non sono intelligenti, come fanno i cani, ma proprio perché lo sono di più. Te conteresti fino a quattro se te lo dicessero? Certo che no! E neppure io. Perché dovremmo contare fino a quattro? Cosa ci si guadagna a contare fino a quattro? A tanti sembra che uno che conta fino a quattro sia molto intelligente, ma allora se uno conta fino a cento cosa gli diciamo? Facciamo a gara a chi conta di più? Se conto fino a un milione sarei più intelligente di uno che conta solo fino a mille? No, sono solo più scemo perché ho perso una settimana a contare fino a un milione, tutti dei numeri senza senso. E i gatti non si fanno fregare con queste fregnacce dei numeri.

Ma adesso ti faccio l’esempio di quanto è intelligente Algernon, il mio gatto.

Veramente non lo so cosa vuol dire il nome perché quando l’ho preso il nome ce l’aveva già e mi hanno detto che non potevo cambiarlo perché aveva già tutti i documenti con quel nome. E poi a me Algernon andava bene, solo che lui quando lo chiamavi non rispondeva mai e io credevo che non era il suo vero nome, ma poi non rispondeva proprio a nessun nome e quindi un nome valeva l’altro. E allora gli ho lasciato Algernon che credo che sia uno del Signore degli Anelli o di quella roba lì.

Allora, funziona così: io Algernon lo chiamo e lui non risponde, però se ha bisogno salta fuori. Cioè quando lo chiamo capisce che sono a casa e poi agisce di conseguenza. Forse fanno così anche i cani ma lui è anni luce davanti ai cani. Delle volte lo chiamo, ma non per davvero, lo faccio solo per dire qualcosa: dico “Algernon” ma potrei dire “buongiorno mondo” o “sticazzi” o bestemmiare o roba così. Dico qualcosa perché magari quel giorno mi sento fuori fase e allora mi viene da parlare da solo. E Algernon lo sa. Mi capisce prima che io mi capisca da solo. Hai capito? E allora cosa fa? Mi segue un po’di nascosto e mi guarda: non si fa vedere subito e aspetta che io mi chiarisca le idee. Cioè capisce cosa mi passa per la testa, e vede anche che in quei momenti non ho le idee chiare, che ci ho dei problemi insomma! E poi si sa che non me la passo bene ultimamente. Mi hanno trovato una di quelle malattie rare, di quelle che i dottori non ci capiscono niente e ti fanno fare analisi dietro analisi e prendere tante medicine, che per me ci danno a caso. E poi dicono che i dottori sono persone molto intelligenti. I gatti sì che sono intelligenti, non i dottori, e Algernon è il piu intelligente di tutti!
Quindi quando mi sento giù e mi viene da parlare da solo o di chiamare Algernon lui se ne accorge, ma in un modo particolare, non come fanno tutti i gatti, e di certo non come fanno le persone che per la maggior parte non ti ascoltano o fanno finta di ascoltarti. Lui mi guarda da lontano senza fare rumore e piano piano mi viene vicino e continua a guardarmi. Si mette lì e sta attentissimo, e lo fa anche se in quel momento ha la ciotola piena e non ha bisogno di nulla. Ma non è che poi mi obbedisce, che se gli dico vieni qui o vai giù dal tavolo lui lo fa. Lui continua a fare quello che vuole e però allo stesso tempo mi guarda e mi ascolta. Sente i miei ragionamenti su tutto quello che mi passa per la testa e poi mi aiuta a capire meglio quello che penso davvero. Una volta gli ho spiegato tutto il piano terapeutico che mi hanno dato all’ospedale. A dire la verità gliel’ho letto pari pari perché non è che ci capisca tanto di medicine però alla fine lui mi ha guardato con la sua stessa faccia di sempre in un modo che ho capito che mi ero completamente sbagliato. Avevo letto il foglio della settimana prima che non è più valido perché mi avevano dato quello nuovo. Algernon me lo ha fatto notare e se non era per lui chissà che casino facevo con le ricette. Magari mi avvelenavo da solo! Delle volte penso che senza Algernon non riuscirei a cavarmela. Adesso mi danno una medicina “sperimentale”, dicono, che mi dovrebbe guarire nel giro di cinque o sei mesi, ma però non sono tanto sicuri che non da dei problemi. Hanno detto che potrebbe “alterare le capacità intellettive”! ma si sa che sono tutte paroloni che usano per pararsi il culo. Dicono che potrei diventare meno intelligente o addirittura diventarlo di più! Io ho raccontato tutto ad Algernon e lui è stato d’accordo con me sulla conclusione e cioè: chissenefrega!

Tutte le sere prendo questa medicina e poi ne do un po’ anche ad Algernon che gli piace tanto perché è dolce e salata assieme. Poi ce la spassiamo io e Algernon come dei vecchi amici che non si vedono da tanti anni anche se lui sta sempre zitto e mi guarda con quel musino così intelligente.
Ad esempio, ieri mattina stavo facendo un ragionamento con lui quando mi hanno chiamato dall’università perché secondo loro c’erano delle imprecisioni nel mio ultimo lavoro. Quale ultimo lavoro gli faccio io e loro mi dicono una cosa tipo “Electrodynamics quantum field resonances on…”. E li ho mandati tutti a fare in culo prima di lasciarli finire. Sarà anche roba che ho scritto io, anche se non mi ricordo bene, ma a me che me ne frega di quella roba là? Volevo stare in pace e ho tirato via il cellulare e Algernon gli è corso dietro e poi con le sue zampine ha disattivato la suoneria perché anche lui non voleva essere disturbato.

Stamattina che non ero tanto in forma mi sono alzato tardi e ho chiamato Algernon per fare due chiacchere ma non è venuto. Allora mi sono alzato per andare in bagno e subito Algernon mi è venuto incontro per farmi la sorpresa con due fiori gialli di tarassaco in bocca e me li ha messi vicino alle ciabatte perché oggi è il mio compleanno. Poi si è messo ai piedi del letto e con il suo sguardo impassibile mi ha detto, cioè mi ha fatto capire, che era meglio che questa cosa dell’intelligenza dovevo raccontarla a qualcuno perché forse è importante e che se mi succede qualcosa sarebbe un peccato. Allora sono venuto qui da te ma non è che faccio tanto affidamento su quello che capisci. Te non sei intelligente come Algernon.

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